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calendario dei semestri passati (in PDF fino al 2022):
primavera 2015
autunno 2015
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autunno 2019
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autunno 2020
primavera 2021
autunno 2021
primavera 2022
autunno 2022
primavera 2023
autunno 2023
primavera 2024
Calendario autunno 2022
mer 5 ottobre, zasedací místnost (= sala riunioni del decanato, edificio C), ore 11:00-17:00 circa (anche online https://cesnet.zoom.us/j/97662221481)
- mattino
ore 11:00
- György Domokos (Università Comenio di Bratislava - Università Cattolica Pázmány Péter, Budapest)
Vestigia: alla ricerca di fonti con riferimenti al Regno d'Ungheria negli archivi italiani
Negli archivi d’Ungheria le fonti scritte sono state decimate diverse volte durante la storia turbolenta del paese. Per questo, sin dall’Ottocento una linea di ricerca molto importante era quella di cercare documenti sulla storia ungherese al di fuori dei confini. Gli emigrati della rivoluzione antiasburgica 1848-49, tra cui il barone Albert Nyáry, hanno scoperto tesori cospicui in Italia ed hanno dato inizio ad una campagna di copiatura delle fonti. Questo progetto, condotto ai massimi livelli scientifici dell’epoca, fu interrotto quando l’Italia entrò in guerra contro l’Austria-Ungheria nel 1915. A 100 anni di distanza, il nostro gruppo è ritornato sui luoghi eminenti di questa ricerca e con I metodi di oggi cerca di completare il lavoro dei grandi predecessori. Nella lezione presento gli scopi, la metodologia, le difficoltà ed i risultati di Vestigia, illustrando la presentazione con alcuni manoscritti particolarmente interessanti e dei testi già pubblicati. - pomeriggio
ore 14:00-17:00 circa (due interventi)
- Michela del Savio (Università di Torino)
Problemi e proposte per l’edizione di testi tecnici e non letterari
La relazione sarà l’occasione per riflettere sulla fisionomia e le caratteristiche di testi tecnici e di scritture non letterarie, specialmente in rapporto alla “confusione” – o ricchezza – linguistica che spesso in essi si manifesta. Attraverso l’osservazione di alcuni episodi ritenuti significativi, si evidenzieranno i punti critici e le difficoltà che alcuni tipi di testi possono porre ai fini della loro edizione.
Il percorso toccherà il caso di alcuni ricettari per le arti e trattati per la cura e l’addestramento degli uccelli da preda. Speciale attenzione sarà dedicata ad alcuni esempi che illuminano le modalità di composizione e circolazione dei testi, e dunque influenzano la loro forma costitutiva e – per noi – ultima; in particolare, si presenteranno due raccolte che dovettero circolare nella Napoli aragonese del Quattrocento: il ricettario per l’arte di Arnaldo da Bruxelles, trilingue latino-italiano-catalano, e la “silloge d’Ávalos”, un trattato per la cura e il reggimento dei falconi composto per il sovrano Ferrante dal Gran Camerlengo di corte Íñigo d’Ávalos. Alla tradizione di questo testo italiano dalle fonti castigliane si aggiungono oggi due nuovi testimoni inediti.
Si chiameranno in causa anche testi di diversa natura e disparata provenienza geografica, nell’ottica di evidenziare problemi e strumenti comuni nel campo d’indagine sui testi non letterari e di arricchire il discorso sulle motivazioni che possono portare un testo ad esibire certe peculiarità linguistiche.
- Paola Italia (Università di Bologna)
La critica delle varianti e il digitale
La relazione analizzerà le peculiarità della critica delle varianti in relazione all'ecosistema digitale e, partendo da una distinzione tra critica digitale delle varianti (uso del trattamento automatico dei testi per l'analisi delle varianti) e critica delle varianti digitali (analisi di testi nativi digitali nella loro variazione diacronica), definirà alcuni ambiti di ricerca e ne presenterà alcuni casi di studio sviluppati all'interno del DHARC (Digital Humanities Advanced Resarch Center) dell'Università di Bologna, indicando anche alcune prospettive di applicazione di analisi automatica e semiautomatica delle varianti dei testi digitali.
gio 20 ottobre, ore 10:15, G21 (anche online https://cesnet.zoom.us/j/97662221481)
Luca Barbieri (OVI. Opera del Vocabolario Italiano, Firenze)
Dante, Boccaccio e il francese
I francesismi accolti nella lingua italiana nel corso della sua lunga storia sono numerosi e significativi, per il rapporto privilegiato che ha unito le lingue galloromanze e l’italiano fin dalle origini e per la precocità e l’enorme prestigio della letteratura francese e provenzale, in particolare nel medioevo. Dalla prima fase di chiara subalternità della lingua e della letteratura italiane rispetto alla cultura d’Oltralpe fino alla reazione puristica del XIX secolo il destino dei francesismi immessi nella lingua italiana è vario e articolato. Alcune schede lessicali ci mostreranno i possibili percorsi dei francesismi introdotti in epoca medievale, molti di fortuna effimera, altri conservati nella lingua moderna anche grazie all’uso fattone da alcuni “padri” della lingua italiana e alla fissazione del canone linguistico realizzata dagli studiosi del XVI secolo e documentata dalla prima edizione del Vocabolario della Crusca.
ven 21 ottobre, ore 10:15, G21 (anche online https://cesnet.zoom.us/j/97662221481)
Luca Barbieri (OVI. Opera del Vocabolario Italiano, Firenze)
L’Histoire ancienne del ms. Londra, BL, 20.D.I: la materia troiana fra storia, arte e politica nella Napoli angioina
Il ms. Royal 20.D.I della British Library di Londra contiene una versione particolare dell’Histoire ancienne jusqu’à César realizzata a Napoli nell’ambito della corte angioina durante il secondo quarto del XIV secolo. L’analisi del manoscritto, nelle sue componenti testuali e iconografiche, ci offre una chiave di lettura privilegiata della visione politica degli Angiò di Napoli al tempo del re Roberto il Saggio, in un momento in cui l’assetto disegnato dal primo sovrano francese di Napoli Carlo d’Angiò attraversa un momento di crisi. In particolare, il ms. Royal ci mostra come nell’ottica di Roberto d’Angiò la produzione culturale contribuisca a sostenere le rivendicazioni angioine circa il dominio del mondo mediterraneo, dall’Italia meridionale all’Oriente latino, ancorandole a una nuova lettura attualizzante della storia delle civiltà antiche.
gio 10 - ven 11 novembre, ore 10:00, G21
Mariafrancesca Giuliani (OVI. Opera del Vocabolario Italiano, Firenze) & Rossella Mosti (OVI. Opera del Vocabolario Italiano, Firenze)
- giovedì 10 novembre, ore 10:00, G21
Mariafrancesca Giuliani (OVI. Opera del Vocabolario Italiano, Firenze)
Dalle parole ai significati: lessici storici e tassonomie concettuali
«A che lettera / a quale parola siete arrivati?» è la domanda di rito tuttora proposta di frequente ai collaboratori di un’opera lessicografica da parte di utenti e più in generale da persone curiose nei confronti della consuetudine lavorativa del lessicografo.
Già in alcune opere lessicografiche e glossografiche del passato e ancora di più oggi, in un quadro di lavoro digitale, l’ordine alfabetico e la descrizione semasiologica non rappresenta una priorità: è possibile sfruttare a pieno le prospettive aperte dall’ordinamento onomasiologico di un vocabolario, che non solo agevola la consultazione, ma supporta l’elaborazione e la revisione stessa del repertorio lessicale, sviluppando possibilità d’interazione e integrazione con opere analoghe.
Il seminario si soffermerà sul senso del duplice riferimento a un ordine semasiologico e onomasiologico nelle prassi di lavoro della lessicografia corrente d’impianto soprattutto storico-etimologico, e sui rapporti tra lessici digitali, thesauri e tassonomie concettuali. Il discorso sarà incentrato in particolar modo sull’esperienza paradigmatica dell’Oxford English Dictionary (www.oed.com) e dell’Historical Thesaurus of English (https://ht.ac.uk/) – che riorganizza secondo una gerarchia concettuale le voci (e più nel dettaglio le accezioni) del noto vocabolario storico della lingua inglese - e sull’esperimento di classificazione semantica congiunta condotta tra il 2020 e il 2021 da Mariafrancesca Giuliani per il Tesoro della Lingua Italiana delle Origini (http://tlio.ovi.cnr.it/TLIO/) e da Itziar Molina Sangüesa per il Diccionario Histórico de la Lengua Española (https://www.rae.es/dhle/) adattando il modello concettuale dell’illustre precedente anglosassone ai due repertori lessicali. - venerdì 11 novembre, ore 10:00, G21
Rossella Mosti (OVI. Opera del Vocabolario Italiano, Firenze)
Il progetto VSM - Vocabolario del Siciliano Medievale
Il Vocabolario del Siciliano Medievale (VSM) è un progetto ideato e diretto da Mario Pagano con la collaborazione della sottoscritta e di Salvatore Arcidiacono. Esso include il lessico regionale siciliano dalle origini sino alla metà del XVI secolo, momento in cui al siciliano e al latino si affianca il toscano come lingua nazionale.
Tale vocabolario, preannunciato in più sedi e in diverse occasioni, vede oggi la luce dopo un periodo di intensi dibattiti in seno al gruppo di redazione per fissare i fondamentali princìpi metodologici e i criteri di lavoro, norme che in un dizionario di tipo regionale come quello siciliano sono varie e complesse, e che in parte restano ancora da definire (allo stato attuale non è possibile prevedere i casi particolari che si incontreranno) ma, che potranno trovare una risoluzione solo confrontandosi con la pratica redazionale. Al momento il VSM registra poco più di 200 voci, in parte già immesse nel portale web del Vocabolario.
Nel corso della lezione si illustreranno i criteri base relativi alla composizione del lemmario e si daranno informazioni essenziali relative all’ultimo assetto della scheda lessicografica. Nel saggio di voci offerte agli uditori per una discussione di metodo e di merito verrà riservata una particolare attenzione ai lemmi sopravvissuti nel siciliano moderno al fine di permettere allo studioso di cogliere meglio le differenze nella continuità, siano esse solo sfumature semantiche oppure radicali variazioni di significato.
ven 18 novembre, ore 16, online https://cesnet.zoom.us/j/97662221481
Francesca Sanguineti (Università di Napoli)
Gaucelm Faidit e il Monferrato
Del trovatore Gaucelm Faidit possediamo una decina di componimenti in cui è presente un rinvio al Monferrato: Anc no·m parti de solatz ni de chan (BdT 167.6), Ara nos sia guitz (BdT 167.9), Chascus hom deu conoisser et entendre (BdT 167.14), De faire chanso (BdT 167.18), Mout a poignat amors en mi delir (BdT 167.39), Quant vei reverdir les jardis (BdT 167.50), Si tot no·m cal de s’es grazitz (BdT 167.54), Solatz e chantar (BdT 167.55) S’om pogues partir son voler (BdT 167.56), Tuit cil que amon valor (BdT 167.62). In particolare, Gaucelm rientra tra quei trovatori, insieme ad Albertet, Peire Vidal e Raimbaut de Vaqueiras, che celebrarono nei loro versi Bonifacio I di Monferrato (a volte ricordato attraverso il senhal Thesaur), ed è autore sia di testi che ne rievocano l’epopea crociata (cfr. BdT 167.9, 14 e 50), sia di testi di natura encomiastica, canzoni cioè in cui si fa riferimento al pregio e alle qualità del marchese (cfr. BdT 167.6, 18, 39, 54, 56, 62). Di tutti questi testi afferenti al Monferrato, per molti dei quali è stata allestita una nuova edizione critica, verranno affrontati i problemi relativi in particolare alla datazione, cercando di ricostruirne le circostanze storiche di composizione e giungendo così a un riesame che porta in alcuni casi a una revisione complessiva della cronologia del trovatore.
lun 21 novembre, ore 16, online https://cesnet.zoom.us/j/97662221481
Sara Bischetti (Università degli Studi dell’Aquila)
La produzione e la circolazione dei manoscritti di ars dictaminis tra Bologna e Firenze (secoli XIII-XV)
Nel mio intervento esporrò brevemente i risultati di una ricerca codicologica e paleografica condotta su un cospicuo corpus di manoscritti (secoli XIII-XV) contenenti alcuni dei più noti testi di ars dictaminis, prodotti e circolanti tra Bologna e Firenze. L’obiettivo principale è quello di indagare in maniera comparata il contesto emiliano-bolognese da un lato, e quello toscano fiorentino dall’altro, in quanto testimoni di una diversa e contrapposta fruizione e ricezione dell’arte dettatoria, che concerne sia gli ambienti culturali coinvolti, sia le tipologie librarie e le modalità di diffusione. Verranno pertanto presi in esame, a titolo esemplificativo, alcuni manoscritti del campione, per mostrare in concreto le differenze grafico-librarie e testuali in simili contesti, riflesso di una divergente percezione del dictamen e di un pubblico di lettori, ampio e diversificato, inevitabilmente influenzato dal retroterra culturale di appartenenza.
lun 5 dicembre, ore 17:30, online https://cesnet.zoom.us/j/97662221481
Maria Conte
Gli Ammaestramenti degli antichi di Bartolomeo da San Concordio: uno studio filologico delle fonti volgarizzate
A seguito del completamento dell’edizione critica degli Ammaestramenti degli antichi di Bartolomeo da San Concordio si propone una riflessione sul rapporto tra testo, ipotesto e fonti nell’autotraduzione e sull’incidenza di tale rapporto nello stabilimento del testo critico.
Il collettore di sentenze degli Ammaestramenti degli antichi (redatto tra il 1302 e il 1304) è composto da oltre 1400 citazioni derivate da 285 opere ascrivibili a 79 autori. Individuare la fonte di ognuna di queste e valutare la possibilità di una derivazione diretta o indiretta contribuisce a ricostruire il metodo di compilazione del domenicano Bartolomeo da San Concordio e a determinare il suo canone di riferimento. Inoltre, come si vedrà attraverso l’analisi di casi critici, le considerazioni sulla filologia delle fonti apportano elementi notevoli alla constitutio textus.
ven 9 dicembre, ore 12:00, aula G21
Matteo Leonardi (Università di Torino)
«Darti un baso amoroso… d’un amor de smisuranza»: la ricezione del misticismo iacoponico nelle Devotissime compositioni rhythmice rinascimentali
Le Devotissime compositioni sono uno dei più straordinari best seller della letteratura monastica cinquecentesca: non c'è certezza sull'autrice, o sulle autrici, ma senza dubbio vanno comprese nella tradizione della lauda spirituale francescana. La presenza, ampia e rimeditata, di echi iacoponici, in particolare, ne costituisce un'interessante chiave interpretativa: anche perché le Devotissime compositioni offrono, di Iacopone, un'inedita e originalissima interpretazione "al femminile" che s'intende, in questa sede, ricostruire analiticamente.
Calendario primavera 2023
ven 3 marzo, ore 16:00, online https://cesnet.zoom.us/j/97662221481
Lucia Bertolini (Università eCampus di Novedrate)
Il giovane Verga fra Frine e Eva (a margine di un’edizione critica)
È cosa nota, ma di diffusione certo non manualistica, che la scrittura nel 1873 di Eva – insieme a Storia di una capinera, la prima affermazione nazionale del giovane Verga –, è preceduta e si collega alla stesura di un precedente romanzo finora inedito, Frine, scritto da Verga a seguito del suo primo brevissimo soggiorno fiorentino del 1865.
La conclusione del lavoro editoriale per entrambi i romanzi mette a disposizione degli studiosi una notevole quantità di materiale variantistico relativo ad un medesimo percorso che, per quanto discontinuo e marcato da momentanee fratture, consente di essere esplorato unitariamente da diversi punti di vista (temi e motivi, onomastica, poetica, etc.) che saranno illustrati per via di esempi.
ven 17 marzo, ore 16:00 online https://cesnet.zoom.us/j/97662221481
Sabrina Stroppa (Università per Stranieri di Perugia)
Anni, mesi, giorni. La lista di date delle "note intime" petrarchesche, tra storia della critica e problemi di lettura
L’enigmatica lista autografa di date, corredata di notazioni latine, depositata nelle carte finali del codice abelardiano di Petrarca (Par. lat. 2923) ha interrogato i suoi lettori dalla sua prima segnalazione, ad opera di Pierre de Nolhac (1892 e 1907), fino alla recente ritrascrizione di Maddalena Signorini (2019). Si propone una lettura della lista, con osservazioni di dettaglio sui vari simboli e segni paragrafematici di cui è corredata, che ne problematizzerà la divisione in sequenze, nel tentativo di offrire una possibile interpretazione di un testo di per sé chiuso, una annotazione compiuta ad uso esclusivo dell'autore.
Ven 28 aprile, ore 16:00, online https://cesnet.zoom.us/j/97662221481
Piotr Salwa (Varsavia), L'enigmatico Ortensio Lando
Ortensio Lando è certamente una figura minore del cinquecento italiano ma negli ultimi anni i suoi scritti attirano sempre di più l’attenzione degli studiosi, in sintonia con l’attenzione sempre maggiore verso quello che è stato chiamato "cinquecento capriccioso" o "irregolare". La sua biografia è stata ricostruita solo in parte, e ciò non sorprende nel caso di un personaggio irrequieto, sempre in movimento e a volte costretto a confondere le sue tracce. Le linee di ricerca sembrano andare in due direzioni: da una parte si cerca di ricostruire il mondo mentale e l’ideologia di un intellettuale attratto dal pensiero erasmiano e dalle tendenze religiose eterodosse, dall’altra ci si sofferma sulla sua abbondante produzione in volgare, tutt’altro che univoca o trasparente. Lando, infatti, gioca consapevolmente sull’ambiguità, sulle contraddizioni, sul paradosso; emblematico, ma non eccezionale, il caso del suo Libro dei paradossi e della successiva Confutazione del libro dei paradossi. Non firma le sue opere con nome proprio, nascondendosi dietro vari pseudonimi o attribuendole ad altri autori, parla di sé – di solito male – come di un estraneo, e al tempo stesso lascia segni inconfondibili del suo stile e della sua personalità. Leggere Lando significa far fronte a continui rompicapi e non essere mai sicuri delle proprie conclusioni. Se l’interpretazione deve portare alla ricostruzione di un’immagine coerente di un autore, nel caso di Lando si è condannati alla sconfitta. Lo potranno illustrare alcuni esempi discussi durante il seminario.
mar 2 maggio, ore 12:00, aula G02
Matthias Bürgel (Friedrich-Alexander-Universität Erlangen-Nürnberg)
Domenico Cavalca lettore di Bartolomeo da San Concordio
Le iniziative di traduzione messe in atto all’inizio del Trecento dal domenicano Bartolomeo da San Concordio sembrano aver esercitato un influsso fondamentale su quelle del suo confratello Domenico Cavalca. Effettivamente, il frate predicatore di Vicopisano si avvale non soltanto delle modalità di traduzione caratteristiche di Bartolomeo, ma anche di citazioni dei classici che può trovare nelle sue opere, innanzitutto negli Ammaestramenti degli antichi. Di fronte a tali stretti contatti fra i due volgarizzatori, il convento pisano di S. Caterina si rivela, infatti, una vera e propria officina della traduzione presso cui circolavano testi dalla natura più varia.
ven 5 maggio, ore 10:00, aula G21
Matthias Bürgel (Friedrich-Alexander-Universität Erlangen-Nürnberg)
Spina e Rosa: un volgarizzamento anonimo del XIV secolo
Il Compendium theologicae veritatis del domenicano alsaziano Hugo Ripelin de Argentina (ca. 1200-1268) è uno dei trattati più fortunati dell’intera letteratura medievale, come ci attestano i più di 900 testimoni pervenutici. Pertanto non può certamente stupire che anche tale testo sia stato sottoposto a varie iniziative di traduzione. Infatti, una ventina di codici ce ne trasmettono anche un volgarizzamento italiano, sebbene limitato alle sezioni dedicate ai vizi (Libro Spina) e alle virtù (Libro Rosa). Si presentano alcune prime indagini sulla tradizione manoscritta, da cui risulta una circolazione ampia e variegata di un’opera non priva di elementi originali.
lun 15 maggio, ore 16:00, online https://cesnet.zoom.us/j/97662221481
Valeria Lehmann (Università di Napoli “Federico II” / Scuola Superiore Meridionale)
"O mais mutilado monumento da literatura de Quinhentos"? Il teatro gilvicentino al vaglio dell'Inquisizione
L’intervento propone alcune considerazioni di carattere filologico sul teatro di Gil Vicente. Per il corpus gilvicentino, conservato in gran parte grazie a edizioni postume, non si dispone ancora di un’edizione critica integrale; le edizioni moderne, salvo qualche eccezione, si limitano a riprodurre il testo della princeps, la Copilaçam de todalas obras de Gil Vicente (Lisbona, 1562), nonostante la critica (Pratt, Reckert, Teyssier, Tavani) abbia più volte sottolineato l’evidenza di interpolazioni presumibilmente introdotte dai figli del drammaturgo in accordo con l’editore. Lo studio degli indici dei libri proibiti, il confronto fra l’editio princeps e una seconda edizione (Lisbona, 1586) fortemente censurata dall’Inquisizione, l’analisi delle varianti testuali attestate dalle poche folhas volantes pervenuteci contenenti edizioni avulse permettono di far luce almeno in parte sulle vicissitudini occorse alla tradizione del corpus; la lettura di passi scelti dall’edizione di Valeria Tocco (Tocco 2014) dell’Auto da Barca do Inferno e la presentazione della proposta di edizione della Tragicomedia de Dom Duardos a cura della relatrice introdurranno, da un lato, una classificazione della natura delle interpolazioni, dall’altro, un tentativo di risolvere, laddove possibile, le impasse editoriali di una produzione teatrale in grado di suscitare ancor oggi l’interesse del pubblico portoghese e non solo.